SABINI
La Sabina é stata abitata fin
dalla preistoria, lo attestano resti di insediamenti umani ed attrezzi in selce, databili al
Paleolitico (60.000 -30.000 a.C.) trovati in tutta la zona.
Nei periodi successivi sono poche le testimonianze di presenza umana, fino al
3.000 a.C., epoca alla quale sono attribuibili i resti dell'antica città di Eretum. L'abitato arcaico di Eretum sorgeva
sulla collina di Casacotta nel comune di Montelibretti
in posizione di grande importanza strategica. La ricognizione
archeologica ha evidenziato lo sviluppo dell'insediamento dall'VIII secolo al VI
a.C., quando Eretum va incontro ad un periodo di decadenza dopo la disfatta
dell'esercito sabino avvenuta nel suo territorio ad opera di Tarquinio il Superbo
.
La
Sabina ha rappresentato il centro della cultura italico-sabellica, da cui si
sono diffusi tutti i miti della cultura
osca.
I Sabini, giunti dalla costa
Adriatica, arrivano nella zona intorno all X -IX secolo a.C., fondando le città
di Reate,
Nurcai, Trebula Mutuesca e Cures
Sabini. Grazie alla sua posizione strategica vicino al fiume Tevere e
la Salaria, Cures (nei pressi dell' odierno paese di Talocci) diventò ricca, arrivando ad
occupare ben trenta ettari. Inoltre controllava gran parte delle terre intorno,
che fornivano prodotti agricoli.
I Sabini costituirono una delle più antiche razze d'Italia e un gran numero di loro si fusero coi romani, sia concludendo numerosi parentati, sia stabilendosi in Roma e divenendo cittadini Romani. Secondo alcuni i Sabini non sarebbero altro che discendenti di una razza umbra, e ciò sembra confermato dal fatto che una delle principali deità dei Sabini era venerata dagli Umbri, e che vari punti delle religioni umbra e sabina erano simili. Così pure vi era una grande affinità fra le loro lungue. Il nome sembra che derivi da Sabo , figlio della principale divinità dei Sabini, ma è questa una congettura molto probabilmente priva di seria base.
Catone crede che la prima dimora dei Sabini fosse intorno ad Amiternum, cioè presso la base del Gran Sasso d'Italia. E' certo però che da tempo antichissimo i Sabini occuparono la fertile valle del Velino e vi si stabilirono. Da qui sembra che scendessero a mano verso il basso Tevere e venissero così con l'andare del tempo, a contatto con la nuova città di Roma. Gran parte della storia latina in età arcaica ruota intorno a Cures Sabini, ai miti ed alle leggende che hanno contornato i primi contatti con tra sabini e romani. La regione sabina al suo interno non mostrava un aspetto coerente dal punto di vista della cultura materiale dando, vita ad una rappresentazione mentale bipartita: i due volti della Sabina. La ricca Sabina tiberina, quella curense caratterizzata dai bracciali e dagli anelli d'oro dei sui guerrieri, contrapposta alla povera sabina montuosa, quella di Rieti, di Norcai, di Amiternum, che venne in contatto con il mondo romano molto più tardi, agli inizi del III secolo a.C. Non stupisca dunque questa immagine scissa in due parti, fortemente contrastata, non soltanto socialmente ed economicamente , ma anche geograficamente e climaticamente.
E' certo che una parte della popolazione di Roma era di origine Sabina, come i mille modi è facile provare. E che Sabini fossero in gran numero i primi abitanti di Roma lo dimostra il fatto che alla morte di Romolo fu eletto re il sabino Numa, cosa che non sarebbe certo in quei tempi avvenuta se i sabini non avessero costituito una gran parte della sua popolazione. Anche il re Anco Marzio re di Roma, era Sabino.
Ciò non impedì che le altre popolazioni della Sabina fossero spesso in guerra con Roma. La prima grande guerra fra i Romani e i Sabini fu combattuta parecchi secoli dopo la fondazione di Roma e precisamente nell'anno 290 a.C. I Romani, guidati dal console M.C. Dentato, vinsero completamente, facendo numerosi prigionieri e sottoposero al dominio di Roma le loro città.
Dopo la sconfitta dei Sabini nel 290 a.C.,
Cures venne gradualmente
assorbita dallo Stato romano. La città di Cures si estendeva sulle due alture
del Casino d'Arci e S. Maria degli Arci. Il sito e stato oggetto di una serie di
campagne di scavi che hanno portato alla luce un edificio di epoca arcaica
costituito da alcuni ambienti. Le aree adibite a necropoli erano situate sui
costoni dei colli. Dopo la conquista romana la citta decadde riducendo
considerevolmente la sua estensione.
Il suo declino
definitivo avviene nel 174 a.C. a causa di un forte terremoto, che cominciasse con
la riorganizzazione del territorio e dell'agricoltura, dovuta alla necessità di
incrementare le rese usando nuovi sistemi produttivi. Segno di questi
cambiamenti sono le numerose ville romane sorte nella Sabina intorno al II
secolo a.C., ad esempio "i Casoni
", una villa romana
attribuita a Varrone, vicino al'odierno Poggio Mirteto. Vennero chiamate
villae rusticae, la loro produzione fu orientata verso
il mercato romano, facilmente raggiungibile sfruttando il Tevere ed era
costituita nella maggior parte dalla vinicoltura, dall' olivicoltura e da
qualche allevamento, (incluso quello dei tordi) molto apprezzato dal mercato
romano.
Nei primi tempi della repubblica romana, di Reate, il cui nome è legato alla dea Rea, non si hanno notizie prima dell'anno 290 a.C., quando il console Curio Dentato la sottopose alla dominazione romana. Qualche ricordo di Rieti si ha ai tempi di Annibale e si sa che i reatini accorsero sotto le bandiere di Scipione.
ROMA e la leggenda sui Sabini
Narra la leggenda che Romolo, una volta creata la
città di Roma cercò di risolvere il problema di popolarla:raccolse i pastori
dalle zone circostanti, ma mancavano le donne. Pensò allora di organizzare una festa, alla quale
invitò i Sabini, con mogli e figlie.
Mentre il
festino si svolgeva fra canti e danze, ad un segnale convenuto, i giovani romani
rapirono le donne sabine e, armati di pugnali, misero in fuga gli uomini.
Questi ritornarono, poco tempo dopo, guidati da Tito
Tazio, re della tribù sabina dei Curiti, con
l'intento di liberare le loro donne e di vendicarsi dell'affronto ricevuto.
Una fanciulla, Tarpea, aprì loro le porte della
città: ma pagò immediatamente il suo gesto con una morte atroce, infatti fu
schiacciata dagli scudi dei Romani. Le generazioni future daranno poi il nome di
lei alla rupe Tarpea, dalla quale diverrà consuetudine gettare i condannati a
morte.
Penetrati a Roma, i Sabini si lanciarono contro i guerrieri nemici;
ma appena iniziò la battaglia, le donne intervennero per ottenere un armistizio:
molto fanciulle infatti, si erano già affezionate agli sposi romani e non
potevano tollerare la vista di quella sanguinosa battaglia nella quale erano
coinvolti i loro padri e i loro mariti.
La vicenda ebbe così una pacifica
conclusione: Romolo e Tito Tazio regnarono in comune sulla città: Sabini
e Romani si fusero in un solo popolo.
Dal nome della tribù di Tito
Tazio, quella dei Curiti, derivò poi ai Romani l'appellativo di Quiriti.
Questa leggenda svela il fatto che l'origine di Roma è vincolata alla presenza dei Sabini che in parte già popolavano quella regione, limitatamente verso il Gianicolo.
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